ROSE D’AUTUNNO – seconda parte del terzo capitolo

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Come promesso, potete ora leggere la seconda parte del capitolo 3.

Quella stessa sera, nonostante il silenzio, la pace e la calma che la luce della luna e delle stelle diffondevano, pochi dormivano; c’era un muto fremere in tutta la corte. La stanchezza per il viaggio era stata una buona scusa quasi per tutti. In realtà c’era stato chi si era ritirato fremendo per il possibile inizio di una splendida vacanza e chi per il possibile inizio di una terribile guerra.
Riccardo aveva raggiunto l’accampamento dei soldati a cercare il messaggero per impartirgli gli ordini decisi dal Re. Di ritorno, mentre attraversava la corte notò una luce ancora accesa all’ultimo piano sopra la sua stanza.
Sorrise e pensò: “Mi sta aspettando.”
Rapidamente salì nelle sue stanze. Si tolse la giacca da ufficiale e rimase in camicia bianca e calzoni blu, il suo fisico era asciutto ma possente. I capelli neri e lunghi, legati dietro le spalle e la barba volutamente incolta, lo facevano sembrare un misto tra un selvaggio e un damerino, non più giovanissimo, ma in forma e affascinante. Aprì la grande finestra che dava su un piccolo terrazzino e guardandosi attorno, vide che lo spazio che c’era tra un cornicione e l’altro gli consentiva di raggiungere la finestra dalla quale usciva la luce che aveva visto dal cortile. Senza pensarci due volte si arrampicò e quando raggiunse il piano di sopra, nella stanza c’era proprio lei, Alexandra, impegnata allo scrittoio. Bussò piano alla finestra. La ragazza ebbe un sussulto, ma quando si voltò, vedendo Riccardo, non ne fu sorpresa. Chiuse rapidamente lo scrittoio, soffiò su tutte le candele esclusa quella vicino al letto e andò ad aprire la finestra. Una ragazza giovane, bella, con i capelli neri corvini sciolti sulle spalle e la carnagione bianca e liscia come avorio. Grandi occhi chiari leggermente allungati, ricordavano quelli di una gatta. Nonostante la giovane età aveva l’aspetto e i modi di una donna matura.
“Mi aspettavi, vero?”, domandò egli con un sorriso malizioso.
“Cosa ci fai qui? Se ti vedono sono rovinata.”
“Allora fammi entrare in fretta, così non rischiamo di svegliare i cani o di farci vedere dalla ronda.”
“Ma perché non te ne torni da dove sei venuto?”
“Non ti rivolgere così al tuo Principe, nonché futuro Re. Dai, fammi entrare, mia bella strega.”
Alexandra fece un passo indietro aprendo di più la finestra e permettendo al ragazzo di entrare.
“Cosa volete, Maestà?” Il tono si era fatto duro e distaccato. In viso mostrava un’espressione di sfida.
“Leggimi le carte, strega!”
“Lo sai che lo faccio soltanto per mio diletto, non sono esperta.”
“Non dire sciocchezze, tu sei una vera strega, non hai mai sbagliato sul mio futuro. Voglio sapere come andrà a finire anche questa volta.”
Per qualche istante lo guardò, sembrava arrabbiata con lui, poi si avvicinò allo scrittoio e da un cassetto estrasse una scatola marrone. Lui prese la candela accesa e si misero a sedere su due poltrone vicino a un tavolino tondo, accanto al camino spento. La candela illuminava bene tutta la superficie del tavolino, Alexandra estrasse un mazzo di carte dalla scatola, che appoggiò a terra.
“Sei sicuro che vuoi saper …”
“Sicurissimo”, la interruppe deciso.
“Ma se noi facessimo qualcosa d’altro, qualcosa di più eccitante.” Riprese con sguardo malizioso “Stasera le carte mi annoiano.”
“Dopo. Adesso voglio sapere il mio futuro quale sarà.” La sua decisione era irremovibile.
In realtà nel pomeriggio, Alexandra aveva già interrogato le carte sul futuro di Riccardo ed era preoccupata perché il responso era stato estremamente negativo. L’aveva ripetuta più volte, ma la morte era sempre uscita allo stesso punto, proprio quando non doveva uscire. Non voleva ripetere il piccolo rito, non voleva dirgli del cattivo presagio che incombeva su di lui. Si fermò a osservarlo con occhi provocanti e un sorriso malizioso.
“Non mi guardare così. So cosa vuoi fare… dopo …”
Non riuscì a finire la frase. La ragazza si era alzata e stava già allentando i nastrini della camicia che indossava, spostò bruscamente il tavolino, facendo cadere le carte a terra. Si sedette sulle gambe di lui allargando le sue e cominciò ad accarezzarlo dolcemente, finché non sentì l’eccitazione di lui salire. Si aprì la camicia completamente mostrando un seno prospero e fresco di giovane donna. Il Principe non poteva resistere a tale provocazione, la baciò con fervore sulle labbra e poi scese voracemente fino al seno. Si sollevò tenendola in braccio e insieme si buttarono sul letto. Poi si spogliarono frettolosamente con movimenti nervosi. La loro storia durava ormai da due anni e la loro passione era sempre accesa.
“Perché non posso essere tua anche di fronte a tutti?” miagolava ansimante.
“Tu sarai sempre mia, anche se lo sappiamo soltanto noi due. Cosa ti importa? Io l’ho accettato, fallo anche tu.”
Parlando non si erano fermati, continuavano a toccarsi, ad accarezzarsi, a baciarsi in ogni punto del corpo.
Improvvisamente bussarono alla porta.
“Chi sarà?” chiese lui.
“Chi è?” domandò lei ad alta voce.
“Sono Ferdinando, apri.”
“È mio fratello.” Disse sottovoce, poi alzò il tono: “Stavo già dormendo, non possiamo parlare domani?”
“È urgente, apri.”
“Aspetta arrivo.”
Riccardo sbuffò seccato e si lasciò cadere sdraiato sul letto. Lei lo coprì velocemente con le lenzuola e andò alla porta, legandosi i nastri della camicia da notte.
“Cosa vuoi adesso?” Disse seccata.
“Fammi entrare.” Fece un passo nella stanza e chiuse la porta dietro di sé.
“E’ arrivato Riccardo.”
“E allora?” lo guardò mostrandosi sorpresa. “Cosa c’è di tanto urgente?”
“Tu sei promessa a suo fratello, non fare sciocchezze, capito?”
Alexandra abbassò lo sguardo, lui appoggiò le mani sulle sue spalle e continuò più dolcemente:
“Qui non siamo a Corte, la residenza è molto più piccola, ci sono guardie ovunque e la servitù non la conosci. Non ti puoi fidare, non vederti più con lui. Promettilo.”
“Troppo tardi!” Dalle lenzuola apparve il viso sorridente e soddisfatto di Riccardo.
Ferdinando rimase immobile a bocca aperta, per qualche istante l’imbarazzo gli impedì di pronunciare parola. Quando si riprese, guardò sua sorella e prima di poter dire “a”:
“Per tua sorella non ti devi preoccupare.” Questa volta il tono di Riccardo era serio e fermo. “Da me sarà sempre protetta.”
“Mi preoccupo per la sua reputazione.”
“Balle! In realtà ti preoccupi del suo matrimonio. Se dovesse andare a monte, per la tua famiglia sarebbe uno scandalo.”
“No, Principe. Non è così …”
“Lascia perdere, Ferdinando. Ricordati soltanto che con me, tua sorella non avrà mai nulla da temere.”
Riccardo aveva voglia di tagliare corto, il suo tono era alterato.
“Come credete voi, Principe.”
Per un attimo posò il suo sguardo preoccupato sulla sorella e poi uscì.
Alexandra tornò verso il letto con aria sconsolata e triste, guardò negli occhi il suo futuro Re e con un filo di voce disse:
“Sarebbe così bello se io potessi diventare …”
“Sssh!” fece lui afferrandola e abbracciandola. “Lo sai che noi viviamo in un mondo falso che bada più all’apparenza che ai sentimenti. Gli interessi sono tanti e di molti. Non importa a nessuno se noi due ci amiamo, quello che è importante è che io, come futuro erede, sposi la principessa del paese vicino per stringere un’alleanza che potrà aiutarci nella guerra che sta per scoppiare contro i Popoli del Nord. Tu non ti preoccupare sarai sempre con me e a quella specie di principessa dirò subito come stanno le cose.”
“Com’è? L’hai già vista?”
“Sì, e non è niente di speciale. Una donna come tante altre.”
Riccardo fingeva di non dar peso all’argomento e si mostrò disinteressato e annoiato ma Alexandra scattò in piedi sul letto, alzando il tono di voce:
“Cos’è quella mezza risposta che mi dai su una cosa così importante?”
“Ma non è importante.”
“Certo che è importante, sarà tua moglie. La donna che ti darà dei figli e io non sarò più nulla se non la tua amante.”
“La mia amante e cortigiana preferita!” Il tono di Riccardo era scherzoso, voleva sdrammatizzare, riderci sopra e non pensarci più.
“Tu osi prendermi in giro! Questo è il mio destino orribile e tu hai il coraggio di riderci sopra? È questo il tuo grandissimo amore per me? Vattene.” Gli ordinò indignata senza alcun timore.
Una lacrima le scese sul viso, ma senza batter ciglio e fissandolo negli occhi, gli fece segno di uscire dalla sua stanza. Riccardo sorrise per nulla preoccupato e aggiunse:
“Smetti di fare la sciocca, lo sai che sarebbe tutta una farsa per gli altri, ma che in realtà io sono tutto tuo. Per noi e, se vuoi, anche per la mia futura moglie, la verità sarà sempre chiara.”
Tacque per qualche istante, Alexandra non si mosse dalla sua posizione autoritaria, allora il Principe cedette:
“Sì è bella. È giovane come te ed è molto bella, va bene?”
Alexandra lentamente si lasciò cadere e lui, abbracciandola, aggiunse:
“Ma io amo te.”
Rimasero avvinghiati l’uno all’altra al centro del grande letto disfatto, i loro pensieri erano rivolti al futuro. Trascorsero la notte in silenzio, come spaventati, in attesa di ciò che doveva accadere, incapaci di reagire e di opporsi al loro destino scritto da mano altrui.

Nel frattempo giù nelle scuderie il messaggero si preparava a partire. Glauco non era andato nella sua camera, ma appoggiato al grande portone delle scuderie osservava in silenzio il soldato della Guardia Reale organizzarsi. Gli erano stati preparati rapidamente dei viveri e dell’acqua, ma non aveva dispacci da portare. Per sicurezza aveva al collo una piccola ampolla con dentro del veleno, da usare nel caso in cui fosse stato catturato da spie nemiche infiltrate. L’afferrò con la mano destra e la baciò come se si trattasse di un porta fortuna. Controllò bene i due cavalli che gli venivano affidati e si assicurò che le selle fossero ben salde. Era un uomo semplice e Riccardo si fidava ciecamente di lui; avrebbe certamente preso il veleno per non rivelare i segreti di guerra sotto tortura.
Quando fu pronto si voltò verso Glauco, il quale gli pose una mano sulla spalla e gli disse:
“Buona fortuna. Torna da noi con buone nuove.”
“Sarà fatto, Principe.” Il messaggero salì in sella al primo cavallo e prendendo le redini del secondo, si avviò al trotto verso il grande portone della corte. Nel giro di pochi secondi le guardie che facevano la ronda, lo riconobbero e lo fecero passare. Glauco guardò, alla luce della luna, l’ombra del soldato svanire rapidamente.
Poi sospirò e si diresse nelle sue stanze tra mille pensieri.

SimonB

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